Glossario

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TZURE

 
(Eb.) - Quasi lo stesso di Tzurah, il prototipo della "Immagine", tzelem; un termine Cabalistico usato con riferimento alla cosiddetta creazione dell'Adamo divino ed umano, di cui la Kabala ( o Kabbalah) ha quattro tipi, in accordo con le quattro razze-radice dell'uomo. Gli Occultisti Ebraici non conoscevano Adamo e, rifiutando di riconoscere la prima razza dell'Umanità nel suo Adamo, parlavano solo di "scintille primordiali".

VEDA

 
(San.) - La "rivelazione", le scritture degli Indù, dalla radice vid, "conoscere" o "conoscenza divina". Rappresentano il sapere per eccellenza degli Arii dell'India antica e sono ripartiti in quattro grandi gruppi: i primi tre corrispondono a tre categorie di sacerdoti del sacrificio Vedico, il quarto contiene formule magiche ed è considerato inferiore. I gruppi sono: -Rig Veda, Inni agli Dei; raccolta originale, la più importante di tutte; -Samaveda, Canti sacrificali; Veda delle melodie, dedicato alla pratica sacrificale ed al canto liturgico; -Yajurveda, Formule sacrificali; è in parte originale, in parte ricavato dal Rig Veda; -Atharveda, Canti magici; raccolta originale di varie formule magiche la cui struttura ne rivela l'origine popolare. Sono le opere sanscrite più antiche e più sacre, una raccolta di canti e sentenze tramandate in origine oralmente e solo più tardi messe per iscritto. Servivano per il culto senza immagini di divinità naturistiche e di altro genere. I Veda sono stati redatti in epoche diverse; la loro datazione non trova due Orientalisti che siano d'accordo; sono rivendicati dagli stessi Indù, i cui Brahmani e Pundit dovrebbero conoscere meglio le loro opere religiose, come insegnamento dapprima orale per migliaia di anni, e poi compilati sulle rive del lago Manasa-Sorawa (foneticamente Mansarovara) oltre l'Himalaya, in Tibet. Quando avvenne ciò? Mentre i loro istruttori religiosi, come Swami Dayanand Saraswati, attribuiscono ai Veda un'antichità di molte decine di ere, i nostri moderni Orientalisti assegnano ad essi, nella loro attuale forma, un'antichità non maggiore di 1.000 o 2.000 anni a.C.. Come furono compilati nella loro forma definitiva da Veda-Vyasa, comunque, i Brahmani stessi, unanimemente, assegnano una datazione di 3.100 anni prima dell'era Cristiana, periodo in cui fiorì Vyasa. Quindi i Veda devono essere databili a questo periodo. Ma la loro antichità e sufficientemente provata dal fatto che sono scritti in una forma Sanscrita, così diversa dal Sanscrito usato oggi, che non vi è nessun'altra opera, simile ad essi nella letteratura di questa sorella maggiore di tutte le lingue conosciute, come la chiama il Prof. Max Muller. Solo i più dotti Brahmani Pundit possono leggere i Veda nell'originale. Si suppone che Colebrooke abbia scoperto la data del 1.400 a.C. corroborata in pieno da un brano che egli scoprì, e che è basato su dati astronomici. Ma se, come è unanimemente dimostrato da tutti gli Orientalisti e anche dai Pundit Indù, (a) i Veda non sono una opera singola, così anche ciascun Veda preso separatamente; ma che ciascun Veda, e quasi ogni inno e divisione di quest'ultimo, è la produzione di autori diversi; (b) essi sono stati scritti (sia come sruti, "rivelazione", o no) in periodi diversi della evoluzione etnica della razza Indo-Ariana, allora - quale prova ha scoperto Mr. Colebrooke? Semplicemente che i Veda furono definitivamente sistemati e compilati quattordici secoli prima della nostra era; ma questo non interferisce in nessun modo con la loro antichità. Esattamente il contrario; poiché, a controbilanciare il brano di Colebrooke, vi è un dotto articolo, scritto su dati puramente astronomici da Krishna Shastri Godbole (di Bombay), che prova in pieno e sulla stessa evidenza che i Veda devono essere stati insegnati almeno 25.000 anni fa. (Vedi Theosophist, vol.II. p.238 e seguenti - Agosto 1881). Questa dichiarazione, se non sostenuta, è, in ogni modo, non contraddetta da ciò che il Prof.Cowell dice nell'appendice VII alla Storia dell'India di Elphinstone: "Vi è una differenza di epoche fra i vari inni, che ora sono legati nella loro attuale forma come il Sanhita del Rig-Veda: ma "non abbiamo nessuna data per determinare la loro relativa antichità"; e la critica puramente soggettiva, a parte le date sicure, è spesso fallita in altri esempi, al punto che possiamo credere solo a qualcuna delle sue inferenze in un campo di ricerca da così poco tempo aperto come quello della letteratura Sanscrita. (Nemmeno una quarta parte della letteratura Vedica è stata stampata, e soltanto una minima parte è stata tradotta in inglese (1866)). Le ancora incerte controversie sui poemi Omerici potrebbero ben ammonirci di non fidarci troppo dei nostri giudizi riguardo gli inni più antichi del Rig-Veda ... Quando esaminiamo questi inni . essi sono profondamente interessanti per la storia della mente umana, perchè appartengono ad una fase molto più antica dei poemi di Omero o Esiodo". Gli scritti Vedici sono tutti classificati in due grandi divisioni, exoterica ed esoterica, di cui la prima è chiamata Karma-Kanda, "divisione di azioni o opere", e la seconda Jnana-Kanda, "divisione di conoscenza (divina)", e le Upanishad appartengono a quest'ultima classificazione. Entrambi i dipartimenti sono considerati come Sruti o rivelazione. A ciascun inno dei Rig-Veda è premesso il nome del Veggente o del Rishi al quale esso fu rivelato. Così, diventa evidente, sulla autorità proprio di questi nomi (come Vasishta, Viswamitra, Narada, etc.) che appartengono tutti a uomini nati in vari Manvantara ed ere, e secoli, e forse millenni, che devono essere passati fra le date della loro composizione. I Veda sono la conoscenza per eccellenza, il sapere rivelato; essi costituiscono la sacra tradizione "intuita" o "veduta" dagli antichi veggenti (i Rishi). Sono la trayi vidya (triplice conoscenza) della triplice classe sacerdote inferiore, a cui si aggiungerà l'Atharveda, un testo per gli Atharvan, i sacerdoti del fuoco atharvan, detto anche "atharva-angirasah", di carattere magico ed apotropaico. Di ognuno dei tre Veda originali si distingue: - Samhita, composizione o raccolta, che comprende il testo degli inni, delle formule, dei cantici; - Brahmana, testi rituali in prosa contenenti l'esegesi delle sacre liturgie; - Aranyaka, , breviari per gli anacoreti ritiratisi nelle selve, cultori, più che della parte liturgica, della parte speculativa; - Upanishad, commenti sul rito, sfocianti in elucubrazioni teosofiche che hanno il fine di far conseguire l'esperienza della identità fra lo spirito individuato (Atman) e lo spirito universale (Brahman). In particolare, il più antico dei testi, il Rig Veda, contiene inni ed eulogie rivolti ad un insieme di Dei, i Trentatre, suddivisi in diverse famiglie a seconda delle loro funzioni (Aditya, Rudra, Vasu, ecc.). Questi Deva, ed i numerosi miti loro relativi, documentano lo stadio più antico del pantheon vedico, ed un retaggio di credenze religiose che gli Arii dell'India ebbero in comune con altri popoli indoeuropei. In quanto rivelazione del Brahman, i Veda sono ritenuti essere il Verbo (Vach), manifestantesi attraverso sabda (suoni udibili). Sull'esegesi liturgica dei Veda si fonda il sistema filosofico detto Mimamsa (Indagine), che afferma l'eternità della parola rivelata (Veda) che, nello stadio precedente l'articolazione è il Verbo di cui ogni cosa è essenziata. Il Veda, pertanto, è increato e la sua infallibilità dimostra l'esistenza e la potenza degli Dei, non il contrario. Dalla Mimasa ebbero grande impulso gli studi grammaticali riconosciuti come "Il Veda dei Veda". Secondo Subba Row, i Veda hanno un distinto e duplice significato: uno è espresso dal senso letterale delle parole, l'altro indicato dalla metrica e da svara (l'intonazione). Questo secondo significato è la vera vita dei Veda. Il linguaggio primitivo e puramente spirituale dei Veda, concepito millenni prima dei racconti puranici, trova un'espressione puramente umana per descrivere eventi che ebbero luogo 5000 anni fa, alla data della morte di Krishna, quando per l'umanità ebbe inizio il Kali Yuga, l'Età Nera. I Veda stanno ai Purana come Atman sta al corpo fisico. Si vuole che i Veda siano stati scritti dai Rishi della Quinta Razza, dopo che Atlantide era stata sommersa. I Veda non consigliano mai gli Idoli e sono considerati lo specchio della Saggezza Eterna.

ZALMAT GAGUADI

 
(Acc.) - Letteralmente, "la razza scura", la prima che cadde nella generazione, nelle leggende Babilonesi. La razza Adamitica, una delle due razze principali che esistevano al tempo della "Caduta dell'Uomo" (quindi la nostra Terza Razza Radice), l'altra essendo chiamata Sarku, o la "razza di luce".

SANSCRITO

 
(San.) - Il linguaggio classico dei Brahmani, mai conosciuto nè parlato nella sua vera forma sistematica (dato più tardi approssimativamente dal Panini), eccetto che dai Brahmani iniziati, poiché esso era, preminentemente, un "linguaggio misterico". È ora degenerato nel cosiddetto Prakrita. La radice del sanscrito, la lingua dei misteri degli Iniziati, è stata la prima lingua della Quinta Razza. Sanscrito, letteralmente, significa "perfetto", ed è una lingua indo-aria molto diffusa, veicolo principale di molte forme della cultura aria dell'India, dai Veda fino ai nostri giorni. Essa è stata soprattutto strumento precipuo della civiltà brahmanica. Si può classificare in tre grandi suddivisioni : sanscrito classico (Panini) sanscrito vedico e sanscrito ieratico. Sono scritti in sanscrito i due grandi poemi epici Mahabharata e Ramayana, nei quali il sanscrito viene chiamato "lingua sacra". Essa non è una lingua parlata, se non forse dalle caste superiori, anche se ovunque compresa in India. E non è una lingua morta, dal momento che i grandi poemi vengono ancor oggi recitati in sanscrito. Le lettere sanscrite sono assai più numerose delle 22 lettere dell'alfabeto ebraico; sono tutte musicali e sono lette, o meglio salmodiate, secondo un sistema indicato in antichissime opere tantriche; esse sono chiamate Devanagari, la favella, o il linguaggio, degli Dei. Siccome ogni lettera corrisponde ad un numero, il Sanscrito fornisce un ambito di espressione più ampio e più perfetto di quello ebraico. Questo linguaggio venne insegnato agli uomini dagli Dei.

THOTH

 
(Eg.) - Dio egizio con centro di culto ad Ermopoli, dove era considerato il Dio supremo, che aveva creato con la parola un gruppo di otto Dei paredri, la Ogdoade. Era rappresentato sotto varie forme: uomo con testa di ibis, uomo con testa di montone, ibis, babbuino. Nel mito di Oro, Osiride e Seth, occupa un posto rilevante; nella redazione arcaica è l'alleato di Seth, in quella più recente è arbitro delle lotte; Nel mito solare funge da visir di Ra. È venerato come Dio della scrittura, delle formule divine e magiche, della giustizia e dell'aldilà, dove pesa le anime dei morti nel giudizio cui esse debbono sottostare. Nel rituale, diventa il sostituto di Seth quando questi diventa una divinità maligna. I Greci lo identificavano con Hermes e con questo nome passò quale autore di vari libri di carattere esoterico, legati alla tradizione platonica religiosa dell'età ellenistica. Questi scritti presero il nome di Corpus Hermeticum. Il più misterioso ed il meno compreso degli dei, la cui caratteristica personale è completamente diversa da tutte le altre antiche divinità. Mentre le permutazioni di Osiride, Iside, Horo e degli altri sono così numerose che la loro individualità è completamente perduta, Thoth rimane immutabile dalla prima all'ultima Dinastia. Egli è il dio della saggezza ed ha autorità su tutti gli altri dei. È l'archivista ed il giudice. La sua testa di ibis, la penna e la tavoletta dello scriba celeste che registra i pensieri, le parole e le azioni degli uomini e li pesa sulla bilancia, lo accomunano al tipico Lipika esoterico. Il suo nome è uno dei primi ad apparire sui monumenti più antichi. È il dio lunare delle prime dinastie, il padrone di Cinocefalo, la scimmia dalla testa di cane che, in Egitto, era il simbolo vivente e la memoria della Terza Razza Radice. Egli è il "Signore di Hermopoli" - Giano, Hermes e Mercurio assieme. È incoronato con un "atef" e con un disco lunare, e porta "l'Occhio di Horus", il "terzo occhio", nella sua mano. È l'Hermes Greco, il dio del sapere ed Hermes "Trismegistus", l'"Ermete Tre volte Grande", il patrono delle scienze fisiche e il patrono e l'anima della conoscenza occulta esoterica. Come molto espressivamente dice di lui J.Bonwick, "Thoth ... ha un effetto potente sull'immaginazione .. in questa intricata ma bella fantasmagoria del pensiero e del sentimento morale di quel passato nebuloso. Invano ci chiediamo come mai l'uomo, nella infanzia di questo mondo di umanità, nella grossolanità della supposta incipiente civiltà, possa avere sognato un essere divino tale qual'era Thoth. Le linee sono così delicatamente tracciate, così intimamente e raffinatamente intessute, che sembra guardare un disegno delineato dal genio di Milton e portato a termine dall'abilità di un Raffaello". Realmente, c'era qualche verità nel vecchio detto "La Saggezza degli Egiziani" ... "Quando si mostra che la moglie di Cephren, il costruttore della seconda Piramide, era una sacerdotessa di Thoth, vediamo che le idee racchiuse in lui furono fissate 6000 anni fa". Secondo Platone, Thoth-Hermes era lo scopritore e l'inventore dei numeri, della geometria, dell'astronomia e delle lettere". Proclo, il discepolo di Plotino, parlando di questa divinità misteriosa, dice: "Egli presiede su ogni specie di condizione portandoci ad un'essenza intelligibile di questa dimora mortale, governando le differenti greggi di anime". In altre parola, Thoth come Archivista e Cancelliere di Osiride nell'Amenti, l'Aula del Giudizio dei Morti, era una divinità psicopompica; mentre Giamblico dice che "la croce con impugnatura (il thau o tau) che Thoth regge nella mano, non era altro che il monogramma del suo nome". Oltre al Tau, come prototipo di Mercurio, Thoth porta la verga-serpente, emblema di Saggezza, la verga che divenne il Caduceo. Mr. Bonwick dice: "Hermes era il serpente stesso in senso mistico. Egli scivola come quella creatura, silenziosamente, senza sforzo apparente, lungo il corso delle ere. Egli è ... un rappresentante dei cieli stellati. Ma è il terrore del serpente cattivo, poiché l'ibis divora i serpenti d'Egitto". Per gli Egizi, quindi, Thoth era il Dio del Mistero e della Sapienza, lo Scriba sacro dell'Amenti, che porta come copricapo il disco solare, ha testa di toro e corpo umano, siede su un loto sbocciato. Talvolta veniva identificato con la Luna, per cui Thoth-Lunus e equivale a Budha-Soma indù ed a Mercurio-Luna dei Greci. Nella Luna si cela Thoth-Ermete, il rappresentante della Sapienza Segreta. Per gli Gnostici, Thoth, o Hermes, è il capo dei Sette: Adonai, Tao, Eloi, Sabaoth, Orai, Astafai e Ildabaoth. Secondo la Stele di Rosetta, Thoth Ermete è l'Intelligenza direttrice dello Universo, mentre Thoth è la Sapienza, la cui incarnazione terrestre è Trismegisto. Secondo il prof. Crookes. Thoth Hermes non è un nome proprio, bensì un nome generico sotto il quale si celano diversi adepti vissuti in epoche varie; lo stesso di Enoch, Nebo, Zarathustra ed altri. Abul Feda, nella sua Historia, conta almeno cinque Hermes, ed afferma che Thoth era il nome che si dava agli Iniziati. Essi sono gli inventori delle lettere, nessuno di loro muore, vivono sempre come fondatori dei Misteri e primi Iniziatori. Nella cosmogonia egizia, Thoth regola la lotta fra Horus e Seth, con Horus che provoca a Seth la stessa mutilazione che Crono fece ad Urano. Sotto l'aspetto della saggezza e della prudenza a Thoth si addice il Caduceo, come anche a Mercurio e ad altre divinità equivalenti; evidente, anche, il collegamento con il serpente. A Thoth è consacrato il mercoledì; non mancano versioni che vedono in questo Dio un personaggio vissuto realmente, un Re che regnò per più secoli, il prototipo sul quale il popolo di Israele dipinse il suo presunto progenitore: Set. Nella più antica trinità degli Egizi, il Sole era il Padre, la Luna la Madre, e Thoth il Figlio; per certi aspetti, Thoth si ricollega al tebano Khonsu, dal momento che entrambi vengono spesso associati alla Luna: Thoth-Lunus è colui che porta la salvezza. Egli è considerato l'inventore delle arti, delle scienze, della scrittura (o delle lettere), della musica e della astronomia. Thoth porta sulla testa il disco solare a sette raggi viaggia sul battello solare e salta fuori un giorno ogni quattro anni (anno bisestile). Thoth-Lunus, invece, è il Dio settenario dei sette giorni, ovvero della settimana. In Egitto, Teh, Seth, Thoth, Tat, Sat(an), Ermete, sono tutti la stessa persona. Il pianeta corrispondente a Thoth è Mercurio. Thoth è il Dio dell'insegnamento segreto, le sue lettere iniziali e finali (Tau) sono l'Alfa e l'Omega delle Sapienza Divina e Segreta. Nella cosmologia egizia troviamo anche un Thoth-Hapi, detto il Signore dell'orizzonte, colui che separa l'acqua (il mare) dal cielo.

YAMA

 
(Ind.) - La personificazione della terza razza-radice in Occultismo. Nel Pantheon Indiano, Yama è il soggetto di due distinte versioni del mito. Nei Veda egli è il Dio dei morti, un Plutone o un Minosse, con il quale dimorano le ombre dei dipartiti (i Kama-rupa in Kama-loka). Un inno parla di Yama come il primo degli uomini che morì, e il primo che si dipartì verso il mondo della beatitudine (Devachan). Questo, perchè Yama è l'incarnazione della razza che fu la prima ad essere dotata di coscienza (Manas), senza la quale non vi è nè Cielo nè Ade. Yama è presentato come il figlio di Vivaswat (il Sole). Egli aveva una sorella gemella di nome Yami, che stava sempre a suggerirgli, secondo un altro inno, di prenderla in moglie, al fine di perpetuare la specie. Quanto detto ha un significato simbolico molto suggestivo, che è spiegato in Occultismo. Come rileva acutamente il Dr. Muir, il Rig-Veda - la massima autorità sui miti primordiali che fanno risuonare la nota chiave dei temi che soggiacciono sotto tutte le susseguenti variazioni - non mostra da nessuna parte Yama "come avente a che fare con la punizione dei malvagi". Come re e giudice dei morti, cioè un Plutone, Yama è una creazione molto successiva. Occorre studiare il vero carattere di Yama-Yami attraverso più di un solo inno e poema epico, e collegare i vari racconti fioriti in dozzine di opere antiche, solo allora si otterrà un accordo sulle affermazioni allegoriche che corroboreranno e giustificheranno l'insegnamento Esoterico; Yama-Yami è il simbolo del Manas duale, in uno dei suoi significati più mistici. Ad esempio, Yama-Yami è sempre rappresentato con un colore verde e vestito di rosso, che abita in un palazzo di rame e ferro. Gli studenti di Occultismo sanno a quale dei "principi" umani devono essere applicati questi colori e metalli. Il "due volte reggitore" - l'appellativo di Yama-Yami - è considerato, negli insegnamenti exoterici dei Cinesi Buddhisti sia come giudice che come criminale, colui che trattiene le proprie azioni malvagie ed è egli stesso il creatore del male. Nei poemi epici Indù, Yama-Yami è il figlio gemello del Sole (la Divinità) con Sanjna (coscienza spirituale); ma mentre Yama è l'ariano "Signore del giorno", che appare come il simbolo dello spirito in Oriente, Yami è la regina della notte (tenebre, ignoranza)" che apre ai mortali il Sentiero per l'Occidente" - l'emblema del male e della materia. Nei Purana Yama ha molte mogli (molte Yami) che lo costringono a dimorare nel mondo inferiore (Patala, Myalba, etc., etc.,); e un'allegoria lo rappresenta con i piedi sollevati, mentre prende a calci Chhaya, la serva di suo padre (il corpo astrale di sua madre, Sanjna, un aspetto metafisico di Buddhi, o Alaya). Come è affermato nelle Scritture Indù, un'anima, quando lascia la sua struttura mortale, si rifugia nella sua dimora , nelle regioni inferiori (Kamaloka o Ade). Una volta lì, l'Archivista, il Karmico messaggero chiamato Chitragupta (luminosità nascosta, o celata) , legge sul suo conto dal Grande Registro, dove durante la vita dell'essere umano, ogni azione e pensiero sono indelebilmente impressi - e, secondo la sentenza pronunciata, "l'anima" ascende alla dimora dei Pitri (Devachan), o discende "all'inferno" (Kamaloka), o rinasce sulla terra in un'altra forma umana. Lo studente di filosofia Esoterica riconoscerà facilmente il significato delle allegorie. Come figlio del Sole, egli è lo Hade ed il Pluto indù, che accoglie Naciketas e gli dispensa l'insegnamento liberatore. Viene anche considerato il Giudice dei Mortali ed il Signore, o Re, dei Pitri (Pitri-Pati). È figlio di Vaivasvata Manu e fratello di Yima nel Vendidad persiano. È considerato anche il Re degli Spiriti degli Antenati che domina dal più alto cielo sul regno dei defunti. Nello Yoga classico, con il termine "yama" si intende un "obbligo" negativo; è l'insieme delle proibizioni che costituiscono la prima parte del canone.

ZEUS

 
(Gr.) - Divinità suprema della religione greca, deriva il suo nome dal Dieus indoeuropeo, legato alla nozione di "luce". Assomiglia al vedico Dyaus ed al latino Juppiter (dove ter deriva da Tyr). Figlio di Crono e di Rea, per evitare che fosse ucciso dal padre, la madre lo nascose a Creta, sul Monte Ida, dove fu nutrito dalla ninfa Adrastea e dal latte della capra Amaltea. Il suo pianto veniva coperto dai canti dei Cureti. A Roma, Zeus divenne Giove. Identificabile con il Varuna indù ed il Vodan scandinavo, non si presta ad una coincidenza perfetta. Adunatore di nembi e di tempeste, padrone della folgore e della pioggia, a lui era consacrata la quercia. È onnisciente e punisce avvalendosi dei fenomeni meteorologici; la sua mantica che si manifestava nello oracolo di Dodona, si rivelava attraverso lo stormire delle querce. Venerato sulle vette dei monti più alti, vittorioso sui Titani e sui Giganti, conquistò la sua posizione detronizzando il padre Crono(o Saturno). Limite dei suoi poteri è la ferrea legge del fato, ed egli è custode supremo dell'ordine, garante dell'armonia del mondo, re di ogni cosa e giudice. Protettore dei re, delle città e dei regimi, sorveglia le adunanze popolari, i giuramenti e gli impegni assunti, la libertà nazionale. Patrono della famiglia e del matrimonio, è purificatore di colpe e delitti. Come padre universale, si unisce a Dee e donne mortali per dare i natali ad una inesauribile progenie di Dei e di eroi. Zeus-zen è l'Aether, perciò Jupiter era chiamato Pater Aether da alcuni popoli Latini. Come aspetto uranico, è l'Essere supremo del Cielo, che dà vita a tutte le cose. Negli inni orfici veniva talvolta presentato come maschio-femmina (una figura maschile con le mammelle). Nel Convito di Platone, Aristofane, alludendo alla separazione dei sessi, dice: "Zeus li divise in due ed Apollo ne richiuse la pelle". L'episodio è presente anche nella Bibbia, dove si dice che "Jeohvah faceva lunghe vesti di pelle per Adamo ed Eva". Secondo Esiodo, Zeus creò la razza umana sui frassini (chiara influenza scandinava). Contro Zeus si ribellò Prometeo sia per salvare la razza umana, sia per dotarla del fuoco (della mente). Zeus lo premiò facendolo legare alle montagne del Caucaso, dove un'aquila gli rodeva il fegato durante il giorno (che poi ricresceva durante la notte). In questa vicenda, Zeus rappresenta la Legione dei Progenitori primordiali, dei Pitri, i Padri che crearono l'uomo senza sensi e senza mente. Nell'Acropoli di Argo, una statua colossale, con tre occhi, rappresenta Zeus Triopis. Il terzo occhio si trovava sopra i due normali, quasi a formare un triangolo. Nei Misteri Sabasii, Zeus assume la forma di un serpente e con Demetra genera Dioniso, il Bacco solare. Da sottolineare, poi, che per i Greci esisteva uno Zeus divinità astratta ed uno Zeus Olimpico, divinità gelosa, vendicativa e collerica, molto simile allo Jahveh biblico. Eis Zeus Sarapi era equivalente ad Abraxas Jao. Se la Z è un doppio 7, ed è l'iniziale del verbo "zao" che significa "io vivo", ne deriva che il nome Zeus ha il significato di "Padre di tutto ciò che vive". Esotericamente, Zeus è la Divinità principale della Quarta Razza Radice.

KUMARA (San.)

 
Un adolescente vergine, un giovane celibe. I primi Kumara erano i sette figli di Brahma, nati dalle membra del dio durante la cosiddetta nona creazione. Si afferma che quel nome fu ad essi dato in seguito al loro formale rifiuto di "procreare la propria specie", per cui , come vuole la leggenda, "restarono Yogi". Ma non è tutto così semplice, essendo i Kumara una delle figure più occulte, complesse, velate, di tutta la filosofia indù. Innanzitutto il nome. Qualcuno vuole che derivi da Kama (amore), uno dei primi Dei indù, l'equivalente del Logos, essendo nati per suo merito da Brahma. Altri, più letteralmente, lo fanno derivare da ku, difficile, e mara, mortale, ovvero "mortali con difficoltà", con evidente allusione alla più alta monade umana (uomo lunare). Poi il loro numero : quattro, sette, dieci, dodici. I Quattro sono : Sanaka, Sananda(na), Sanata(na), Sanat Kumara. Quando diventano i Sette Saggi Mistici, Divinità solari, ai Quattro si aggiungono Panchashikta, Kapila (Jata) e Ribhu (Vodhu o Borhu). Il loro misterioso capo, Kumara anche lui, è Karttikeya, il Capo delle Legioni Celesti, il Dio della guerra, equivalente del cristiano Michele. Ma allora i Kumara sono otto; potrebbero ridiventare sette se si tien conto del fatto che Kapila non dovrebbe essere un Kumara, ma il nome generico dei Kumara, o forse il capo dei Kumara segreti (che sono tre, e sommati ai sette in qualche modo palesati, portano i nostri vergini a dieci !). Anche la loro descrizione è tanto complicata da far pensare che si sia cercato in tutti i modi di sviare l'attenzione del ricercatore. I Kumara sono Dhyani, derivati immediatamente dal Principio Supremo, che ricompaiono nel periodo del Vaivasvata Manu, per il progresso dell'umanità. I primi quattro sono i Figli di Brahma, nati dalla sua mente, e sono exoterici. Gli altri tre sono segreti, esoterici, ma non si sà se precedono o seguono i quattro citati. La suddivisione tre-quattro-tre riporta inevitabilmente alla figura cabalistica dell'Albero dei Sephiroti, ma forse l'accostamento è troppo ardito. Essi sono degli adolescenti, puri ed innocenti, e tali sono rimasti per sempre. Nello Shaiva Purana vengono detti Yogi, senza desiderio e senza passione, ispirati da santa saggezza. D'altra parte, inizialmente si rifiutarono di creare e solo più tardi furono costretti a completare l'uomo divino, incarnandosi. E qui corre obbligo di paragonarli agli Angeli Ribelli dei cristiani, cui appartengono Michele e Gabriele, che si rifiutarono di creare l'uomo senza senno. Ci sembra che da tutto questo emerga un certo contrasto, ma tant'è! Poiché si dice abbiano contribuito a lavorare sugli uomini per farne esseri intellettuali, spiritualmente autocoscienti, qualcuno ha tentato un parallelo fra i Kumara exoterici, le divinità di Samotracia, ed i Cabiri Greci : Sanat Kumara = Axiero (il più vecchio) = Demetra Sananda = Axiocersa (femmina) = Persefone Sanaka = Axiocerso (il più giovane) = Pluto (o Ade) Sanata = Casmiol (il figlio) = Ermes (Cadmilo, Kasmiles, Kadmoa) Ma si possono fare paralleli anche con Dioscuri, Coribanti, Anacti, ecc. La creazione Kumara è la nona di Brahma, dalla quale essi emergono con gli Asura, i Rudra, i Pitri, come Forze e Fuochi correlativi. Essi nascono in tutte le epoche, ovvero si reincarnano ad ogni Manvantara. Sembra quasi un'operazione di filogenesi della creazione. Come tutti i Rudra, cui i Kumara appartengono, essi sono i più alti Deva in relazione all'intelletto. Sono quei Deva che, avendo acquisito con l'autosviluppo la natura quintupla, sono divenuti indipendenti dai puri Arupa Deva. E dai Kumara, o da un loro aspetto, o da un loro sviluppo, derivano i Marut. Ma ai Kumara si fa allusione anche come Razze umane; ed allora i primi quattro sono exoterici (già andati), il quinto è in atto (la nostra razza), gli altri due sono da venire e, quindi sono segreti, o esoterici. Il cambiar di colore dei Kumara alluderebbe al diverso colore degli esseri appartenenti alle varie Razze Radice. E non è finita. Secondo una certa versione, all'epoca della Lemuria, i Nati dall'Uovo erano i sette Dhyan Chohan (Agnishvatta Kumara) che si incarnarono nel Sette Eletti della Terza Razza. E sono anche in rapporto con i segni dello Zodiaco, in particolare esiste una relazione mistica con Makara. Ancora un collegamento strano, quello con Narada che, mentre rifiutava di procreare, conduceva gli uomini ad essere Dei (si allude al peccato originale ?). Nei Purana, i Kumara vengono continuamente confusi, sia sul piano astronomico che su quello fisiologico e mistico, con numerosi personaggi ed eventi. A questo punto non rimane che chiedersi : chi sono i Kumara ?

RAZZE UMANE (Eso.)

 
L'organismo umano ha tre fondamentali elementi di colore: Rosso, Giallo, Nero. Ogni colore può identificare da solo una razza, ma si possono anche avere razze il cui colore deriva dalla combinazione di due colori, oppure da tutti e tre. La Quinta Razza Madre è nata circa un milione di anni fa; ogni sua sottorazza ha avuto una durata di circa 210.000 anni, mentre le razze-famiglia hanno una durata di circa 30.000 anni; le razze nazionali durano non più di un migliaio di anni. Da citare anche le "stagioni", periodi di tempo all'interno dei quali si caratterizzano delle razze nazionali che estendono la loro durata al di là di quella media (gli Egizi, ad esempio) Sarebbe molto interessante riportare allo Zodiaco i tempi e le varie suddivisioni umane corrispondenti, che verranno presentate nello specchio che segue; ma sarebbe troppo lungo e non è questa la sede più indicata. Come detto a proposito delle Razze Madri, prendendo in considerazione solo il Sistema solare, si possono così schematizzare i tempi della nostra ronda: ================================================================= Numero Periodo di tempo Durata in anni ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 1 Kalpa solare 1.944.099.304 7 Kalpa (Manvantara) 277.728.472 7 Ronde 39.675.496 7 Globi (Razze Madri o Razze Radice) 5.667.928 7 (Sottorazze (Razze Umane) 809.704 7 Razze-famiglia (Razze continentali) 172.872 7 Razze nazionali 24.696 7 Razze tribali 3.528 7 Generazioni tribali 504 1 Individuo 72 ================================================================= Calcolando ed aggiungendo i tempi Sandhis, si ottengono allo incirca i tempi dei Brahmani. Se i calcoli non coincidono, provare a rifarli, prima di accusare gli altri di aver commesso errori. Infine, poiché la vita di un individuo non ha la durata esatta di 72 anni, anche i periodi multipli hanno valori che possono variare. Si tratta sempre di valori medi, il cui calcolo esatto è reso impossibile all'uomo exoterico, poiché l'uomo storico ha solo qualche migliaio di anni. L'uomo esoterico conosce le cose un pò meglio, ma non fornisce risposte.

LINGUAGGIO (Fil.)

 
Insieme di codici umani (verbali, non verbali, artificiali, formali, profondi), o anche animali (zoo-semiotica), che trasmettono, conservano ed elaborano informazione. Come linguaggio si definiscono anche fenomeni, non sempre consci, di espressione e comunicazione a basso grado di codifica. Gli esperti sono arrivati alla conclusione che non si potrebbe avere vita senza linguaggio. Il linguaggio è, dunque, espressione di idee mediante la parola umana, ma anche attraverso altri mezzi. Può essere composto di parole, simboli, segni grafici, segni arbitrari. Esistono diversi tipi di linguaggio; ne parliamo brevemente. Linguaggio monosillabico - È quello dei primi esseri umani dopo la separazione dei sessi; prima si comunicava direttamente con la trasmissione del pensiero. È detto anche "linguaggio radicale" perchè e caratterizzato da parole che sono anche radici, e sono semplicemente accostate. Linguaggio agglutinante - È il linguaggio prevalente delle razze atlantiane, ed è caratterizzato da parole radice, ciascuna delle quali definisce l'altra e diventa un semplice elemento determinativo. Si tratta di un sistema di determinazione grammaticale del vocabolo, consistente nell'aggiungere ad un tema invariato, una o più post-posizioni, aventi ciascuna una sola funzione. Vediamo degli esempi : haz = casa wang = re haz-ak = le case wang-sa = i re haz-ban = nelle case wang-be = al re Linguaggio flessivo - È la radice del sanscrito, lingua nella quale l'elemento determinativo (il cui significato determinante si è da tempo cancellato), si unisce in un tutto formando una nuova parola. Linguaggio dei geroglifici - Molto in uso presso gli antichi Egizi, era formato esclusivamente di geroglifici, ovvero di caratteri figurati con significato simbolico. Linguaggio cinese - Un linguaggio composto interamente di ideogrammi. Il linguaggio è certamente coetaneo della ragione e, in un certo senso, linguaggio e ragione sono la stessa cosa. Logos significa sia "ragione" che "parola". Ma rimane un grande interrogativo : da dove vengono le radici? Chi le ha formate? Dove? Quando? Von Hartmann ritiene il linguaggio una potenzialità ed una manifestazione dell'Inconscio. Altri ritengono che la storia dell'uomo cominci con il linguaggio : prima c'era il nulla !
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